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La spiaggia di Stia, il Canto alla Rana

“Non è forse l’attesa del piacere, essa stessa il piacere?”

Così affermava Oscar Wilde, mai dimenticato autore nonché cultore del bello, nella sua pienezza. I giovani di Stia conoscono bene cosa significhi aspettare l’Estate, con impazienza e trepidazione.

Generalmente, i bambini e ragazzi contano i giorni che mancano a Giugno perché entro quella data abbandonano i banchi di scuola per tre mesi, fuggendo dalla logorante quotidianità e trovando un’oasi felice in qualche spiaggia del Tirreno o della riviera romagnola. E’ singolare, tuttavia, pensare che nel paese dove nasce l’Arno, proprio il fiume assume le veci del mare, e ciò avviene nel Parco Fluviale “Canto alla Rana”. Tale singolare denominazione deriva dalla diffusa presenza di rane, oltre che di girini, a metà del secolo scorso.

L’acqua di sorgente che proviene direttamente dal monte Falterona, dalla temperatura molto fresca ma non così rigida da impedire la balneazione, è limpida e cristallina, e pur con le dovute cautele è possibile tuffarsi da alcune cascate e rocce. L’area è stata valorizzata da interventi che negli anni l’hanno resa più sicura, garantendo al contempo servizi efficienti e attività ricreative per i turisti di ogni età che specialmente da Luglio a Settembre visitano e frequentano in numero sempre crescente il comune di Pratovecchio Stia e il Casentino. 

A tal proposito, il Parco fluviale oltre ad essere munito di un piccolo parco giochi, è arricchito dalla presenza di ben due campi di beach volley, dove è apposto anche un defibrillatore automatico per tutelare la buona salute di chi pratica sport o trascorre una giornata di svago. Inoltre, da alcuni anni è stato aperto anche il Parco Avventura “Adrenalina”, che prevede una serie diversificata di percorsi, a partire dai più semplici fino ai più sopraelevati e faticosi, da svolgere immersi nella natura: chiunque può arrampicarsi, scalare, restare sospeso attaccato ad un filo, ammirare il paesaggio dall’alto e soprattutto divertirsi sotto l’attenta sorveglianza degli operatori. Nei pressi dei campi di pallavolo, davanti ad una delle fontane più antiche del paese, “il tirasasso”, si trova anche uno storico ristorante dove è possibile apprezzare piatti tipici della cucina locale come i tortelli di patate e l’acqua cotta.

 

Ciò che sorprende i visitatori, motivandoli molto spesso a ritornare a Stia a cadenza periodica, è lo straordinario patrimonio paesaggistico che, quasi sorprendentemente, non è posizionato in un’area remota o periferica ma a pochi metri dal centro storico, ossia la celebre Piazza Tanucci che Leonardo Pieraccioni scelse come location di numerose scene mai dimenticate del film “il Ciclone”.

Infatti, oltrepassando il campo sportivo situato davanti alla piazza, il Canto alla Rana ha già inizio.

La prima briglia che si incontra è la cosiddetta “Ghiacciaia”, denominata in tal modo perché l’acqua non si riscalda neanche in piena estate. La cascata raggiunge circa cinque metri d’altezza e appare maestosa già nel momento in cui viene scorta in lontananza. Appena alcuni passi più avanti vi è il cuore del Parco, ossia la pozza comunemente chiamata “il Gorgone”: al suo centro, sono ben visibili un monumento in memoria di “Beppa d’Italia”, una Stiana particolarmente amata dai suoi compaesani e assidua frequentatrice dell’Arno, ed un masso adatto ai tuffi. A tal proposito, circa a metà Giugno la profondità dell’acqua viene aumentata ogni anno grazie alla costruzione di una paratia: si crea in questo modo una vera e propria spiaggia, in cui i turisti possono collocarsi su ambo i lati del fiume. Lo spazio, molto ampio, permette a chiunque di sdraiarsi sia al sole sia sotto l’ombra delle piante, e chi intende mangiare all’aria aperta può usufruire anche di un barbecue, di panchine e tavolini liberamente accessibili.

Il Canto alla Rana presenta anche località balneabili nascoste e da scoprire: le più note e, specie in alta stagione, affollate, non sono le uniche raggiungibili nell’area.

Oltrepassando il Parco Avventura, è stato recentemente reso di nuovo agibile un sentiero breve e non impervio, che conduce nei luoghi fluviali dove le passate generazioni hanno trascorso le estati degli anni più belli. Seguendo la strada, è possibile vedere due pozze di dimensione ridotta, dette “pozza dei tafani” e “pozza dei carabinieri”, in cui le acque presentano una limpidezza straordinaria, con un colore tendente al verde smeraldo, grazie al riflesso delle piante.

Il sentiero termina nel momento in cui appare una cascata simile a quella della “Ghiacciaia”, ma che a differenza della prima ha un’atmosfera più intima e personale, in quanto ad oggi è ignota ai più o addirittura dimenticata. Appare quasi sorprendente pensare che proprio quella briglia, nota come “il Prato” era la parte dell’Arno più frequentata dagli abitanti di Stia.

Dalla folta vegetazione s’intravede in lontananza una vecchia fornace, che si trova esattamente davanti al bivio per Campolombardo nella via Londa-Stia.

Al Prato il sole smette di riscaldare le rive già nel primo pomeriggio, e il silenzio è interrotto solamente dal soffio del vento. Nella quiete sorge spontaneo immaginare le voci di chi è ormai troppo anziano per tuffarsi nella gelida acqua del fiume: dai loro racconti emerge quanto l’Arno sia stato un luogo d’incontro, dove si sono consolidate amicizie e legami più profondi, oltre ad un indissolubile senso d’appartenenza al paese d’origine.

Ancora oggi l’amore per il proprio territorio, pur in un’epoca in cui le piccole realtà collinari e montane si stanno spopolando poiché le masse confluiscono nei grandi centri, non svanisce. Lo si percepisce nell’entusiasmo degli adolescenti che con lo zaino in spalla si dirigono verso il loro piccolo Paradiso, nello stupore dei turisti quando si trovano dinanzi agli alberi e alle correnti, nella fedeltà alle radici da parte di chi, ormai adulto, ogni fine settimana sistema l’asciugamano sempre nello stesso punto.

In una fase storica confusa e a tratti incomprensibile, trovare la propria strada sembra un’impresa impossibile. La vita scorre, proprio come un fiume, che a prescindere dalle circostanze sa qual è la sua meta, e procede senza timore verso di essa.

E chi si trova nel bel mezzo delle correnti, tenaci e libere nel loro incessante cammino, non può che ascoltarle e seguirle, nella perenne ricerca del suo mare.

Alberto Marioni.

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